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Storie di donne: Sarah

La nostra amica Marta insegna in una scuola materna dove, quotidianamente, si relaziona con donne migranti (mamme, ma non solo). Ci racconta le loro vicissitudini in poche, intense, righe di testo che riescono a cogliere l’essenza della loro fragilità e della loro forza. 

Sarah ha due figlie, non sa bene l’italiano.
Si affaccia alla porta con il velo, suda, sorride timidamente. Il marito viene inizialmente ai colloqui non ha molto da dire delle sue figlie ed è sfuggente.
Sarah, anno dopo anno impara qualcosa in più. Si porta un’amica. Inizia a chiedere. Esprime le sue preoccupazioni e le sue richieste in merito alle figlie.
Vuole aiutare le figlie. È preoccupata che una sia troppo succube e che l’altra parli male. Le porta alle visite e fa fare esercizi su YouTube di logopedia alla figlia. Va in Egitto tre mesi e le fa fare logopedia. Torna felice dicendo che è migliorata. Va comunque alla visita in Italia.
Mi chiede di scriverle cosa deve dire alla dottoressa per non sbagliare.
All’ultimo colloquio è sciolta e padrona della sua famiglia. Lei e il marito scherzano del fatto che sono cugini e che lei è tremenda.
Non so com’è la loro relazione ma ha preso le redini della cura delle figlia e non molla!
Noi educatrici dalla porta vediamo tante cose…e alcune per noi sono fonte di sofferenza, altre no. Vediamo principalmente storie a pezzi che potremmo facilmente giudicare.
Ma vediamo tanta ma tanta umanità e tanta ma tanta ingiustizia.
Sappiamo molto e poco contemporaneamente.
Possiamo fare tanto, ma è sempre poco. Perché dove c’è ingiustizia sociale puoi solo mettere delle pezze.
Alcune mamme che sono passate fino ad oggi hanno preso lezione di italiano…e perfino la patente. Altre no.
Ma dovunque ci sono luoghi dove si cerca di aiutare, dove si fanno lezioni d’italiano per stranieri, dove la speranza è che la lingua appresa diventi una svolta nel prendere parte alla vita, all’autonomia e alla libertà