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Perù – Appello: la protesta sociale è un diritto!

Di fronte alla gravissima repressione che si sta vivendo in questi giorni in Perù, che ha già causato più di 50
morti, di cui 7 minorenni, i cittadini peruviani residenti in Italia invitano i rappresentanti delle istituzioni, i
parlamentari, i partiti politici, i sindacati, le organizzazioni sociali e culturali laiche e religiose e i singoli
cittadini a sottoscrivere il seguente appello di solidarietà.

Chiediamo anche il vostro sostegno finanziario per aiutare a sostenere i bisogni primari delle migliaia di
manifestanti che sono giunti nella capitale da diverse regioni del paese per esercitare il loro legittimo diritto
alla protesta.

La mail per inviare le adesioni e maggiori informazioni è: solidarietaperu@gmail.com

APPELLO ALLA SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE
LA PROTESTA SOCIALE È UN DIRITTO!

Da più di 50 giorni migliaia di cittadini peruviani manifestano contro il governo di Dina Boluarte.
La protesta è iniziata nelle città della Sierra meridionale e si è estesa ad altre regioni del Paese. Pochi giorni
fa, folte delegazioni, per lo più composte dai popoli Quechua e Aymara, si sono recate nella capitale, Lima,
dando vita alla Marcia dei Quattro Suyos.

La risposta del governo alla protesta sociale è stata una spropositata repressione, che ha già provocato più
di 50 vittime, oltre a decine di feriti e arresti.

  • Il governo di Dina Boluarte nega alla popolazione il legittimo diritto alla protesta sociale attraverso
    l’uso eccessivo e violento della polizia e della forza militare. I manifestanti affermano che la polizia
    spara per uccidere e questa versione trova conferma nei referti dei medici forensi che hanno
    rivelato che molti dei corpi esaminati presentano colpi precisi alla testa e al torace. Nonostante le
    prove, il governo continua a negare di aver commesso eccessi, difende la “condotta immacolata”
    della polizia e incolpa i manifestanti di quanto sta accadendo.
  • Il governo Boluarte ha scatenato una campagna di criminalizzazione dei cittadini che protestano,
    definendoli terroristi, vandali e criminali. Questo discorso riporta il Paese al clima sinistro del regime
    di Alberto Fujimori, quando furono commesse gravissime violazioni dei diritti umani.

Fatte queste considerazioni, i firmatari di questo appello chiedono:

  • che siano ascoltate le istanze dei manifestanti: un governo che in 50 giorni ha provocato 57 vittime,
    di cui 7 minori, oltre a più di mille feriti, è un governo che ha perso la sua legittimità;
  • L’immediata cessazione della violenza e il rispetto del diritto alla vita;
  • La fine della campagna di criminalizzazione e discriminazione dei manifestanti e il rispetto del diritto
    alla protesta.

Nessuno dovrebbe morire esercitando il proprio diritto a protestare!