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Elezioni Perù: una battaglia per la democrazia

Il 6 gugno 22 milioni di peruviani, in patria e all’estero, si sono recati alle urne per decidere le sorti del ballottaggio alla presidenza.

Pedro Castillo, ex leader sindacale e maestro delle scuole rurali, rappresentate di Perù Libre ha vinto con il 50,28% dei voti. Keiko Fujimori, candidata di Fuerza Popular, si è fermata al 49,71%.

Queste elezioni, avvelenate da una campagna elettorale fuori dalle regole condotta a favore della candidata Fujimori, hanno messo in luce una profonda divisione tra la capitale, Lima, e il resto del Paese.

Fujimori è rappresentate della élite economica della regione di Lima mentre Castillo, nativo della regione della Cajamarca, terra di ‘campesinos’ e miniere, ha assunto il ruolo di rappresentante del mondo contadino.

“Hanno cercato di legare la figura di Castillo a quella dei guerriglieri”. Queste le parole dell’avvocato Gloria Cano, di Asociacion Pro Derechos Humanos. “Ma i risultati registrati nelle zone dove questi agivano negli anni ’80 e ’90 ci fanno capire che questa mossa non ha fatto breccia”.

Secondo Cano c’è “un fronte comune dei media e della classe imprenditoriale a favore di Fujimori, che, ricordiamo, è ancora sotto processo con le accuse di riciclaggio di denaro”. Nel gennaio 2020, infatti, la candidata di Fuerza Popular è stata condannata a 15 mesi di detenzione preventiva, nell’ambito di indagini per il finanziamento illecito di campagne elettorali.

Castillo ha vinto le elezioni dunque, ma la sua avversaria insieme alla destra estrema ha contestato i voti denunciando irregolarità, peraltro smentite da diversi osservatori internazionali che, per contro, si sono complimentati con le autorità elettorali peruviane per l’organizzazione delle elezioni in una situazione di enorme complessità, nel mezzo della pandemia e in un contesto di grande polarizzazione politica.

Le dispute legali, che potrebbero andare avanti settimane, potrebbero far aumentare ulteriormente le tensioni nel paese, sempre più diviso a causa delle disuguaglianze economiche tra la popolazione, della corruzione molto diffusa tra i politici e i funzionari pubblici, e degli effetti del coronavirus.

Ma la cosa interessante di questi giorni è che si sta svolgendo un’importante lotta in difesa della democrazia, che coinvolge la base sociale in maniera pacifica: molte persone dalle regioni andine sono arrivate a Lima per esigere il rispetto del voto popolare e per vigilare sulle decisioni del Tribunale, mentre gli abitanti dei quartieri di Lima hanno organizzato cucine popolari in solidarietà con i dimostranti.

In molte parti del mondo, anche a Milano grazie a Edda del Todo Cambia, si stanno organizzando raccolte fondi per sostenere le cucine popolari e per dare voce a questa importante battaglia per la democrazia.

Per informazioni scrivi a info@cac-tus.org